Benvenuto nel sito dell'Associazione Maestro Dino Zanella!

L’Associazione Maestro Dino Zanella - per una scuola attiva - è stata fondata per ricordare l’attività ed il pensiero di Dino Zanella, maestro, direttore didattico e formatore, che ha avuto una grande parte nella diffusione dell’educazione attiva in Italia. In sintonia con la prospettiva che Dino ha sempre mantenuto di apertura al nuovo, l’Associazione intende svolgere un continuo lavoro di promozione culturale attraverso convegni, seminari di studio, percorsi di formazione.

 

L’esperienza di Salaam ragazzi dell’olivo

 

Salaam ragazzi dell’olivo nasce nel 1988. Dopo l’inizio dell’Intifada del 1987.  Arci ragazzi e Agesci avviarono una campagna per l’affido a distanza di bambini palestinesi. La campagna prevedeva l’invio di una quota periodica (mensile) per il sostegno dei bambini e delle famiglie, la promozione di relazioni solidali fra Palestina e Italia, l’attivazione di iniziative conoscitive in diverse realtà italiane, la visita nei campi profughi in Cisgiordania di delegazioni, l’invito a delegazioni palestinesi a portare in Italia la testimonianza sulle condizioni di vita e delle angherie e limitazioni delle famiglie. L’aiuto é rivolto ad aiutare le comunità a sostenere lo studio dei ragazzi e delle ragazze, a garantire la salute, ad elaborare emotivamente la gravità della loro condizione e delle violenze che continuamente subiscono da parte degli occupanti israeliani.

La campagna intende rivolgersi agli insegnanti, agli educatori, agli psicologi, per rafforzare la coesione sociale e la comunità educante attorno ai bambini.

Si basa sulla ricerca di stabilire e mantenere contatti e scambi con i bambini affidati.

Nella campagna sono stati coinvolti il patriarca latino, quello ortodosso, il gran muftì, l’università, le categorie economiche, gli ordini professionali, le diverse reti associative, sindacali, di vicinato a Nablus al nord a  Ramallah, a Gerusalemme, Gerico, Betlemme, Hebron e al sud a  Gaza, grazie all’opera instancabile del grande animatore militante amico Renzo Maffei di ARCIRagazzi. In Italia la sua opera infaticabile coinvolse circoli Arci, il sindacato, parrocchie, scuole, gruppi, singoli attivisti.

Un esempio virtuoso, forse raro, di sintonia scambio collaborazione fra laici e cattolici in un’Italia pentapartita attraversata da conflitti che andavano a toccare diritti acquisiti (la scala mobile,..) e in cui si profilava la longa manus della P2 e l’onda lunga berlusconiana.

Già dopo un anno dal lancio della campagna, in un’epoca in cui i mezzi di comunicazione non erano i social ma i media analogici molto parchi di notizie e di scarsa presa sull’opinione pubblica, gli affidamenti di Salaam erano 1500 bambine e bambini, e a dicembre 1989 erano 2500, salendo a ulteriori 3000 negli anni successivi. Gli affidatari ricevevano notizie sul bambino/a, sulla sua famiglia, sulle condizioni di salute, la foto, l’età e la residenza, il livello di studio.

L’assemblea nazionale del MCE ad agosto 1988, a Perugia, votò l’adesione alla campagna Salaam affidando al Collettivo MCE Educazione alla pace di collaborare alla sua diffusione in ambito scolastico e presso la società civile.

Eravamo di diversa provenienza e costituimmo un sottogruppo del collettivo, ci incontravamo periodicamente per programmare iniziative di sensibilizzazione, strumenti di comunicazione, visite ai campi, che diversi di noi fecero aggregandosi a  carovane e missioni solidali. Ci riunivamo a Bologna o a Firenze con esponenti ArciRagazzi e Agesci con il coordinamento del sempre presente Renzo Maffei. Venivamo da Perugia, Verona, Venezia, Genova, Vimercate, Roma, Firenze, Treviso.

Partecipammo volentieri a molte iniziative di presentazione della campagna in Veneto, in Toscana, in Lombardia, in Emilia, in Abruzzo e in Umbria. Dal pubblico le domande erano le più varie, andavano dall’inevitabile ‘ma siamo sicuri che i soldi arrivino nelle mani giuste?’ a varie altre quali: ‘i versamenti possono essere scaricati nel 730?’ ‘ma la Palestina una volta dov’era?’ ‘ma il terrorismo…’ ‘si può andare a trovarlo?’ ma trovando anche grande afflato e collaborazione, a Chioggia come a Maserada, a Chieti come a Bastia umbra.

Indimenticabile l’accoglienza di Rama, una bambina poliomielitica, nella scuola primaria di Maserada (TV) in cui l’intera scuola aveva preparato l’arrivo, il soggiorno, i giochi, le attività.

La partecipazione a Salaam fu a lungo uno dei capisaldi della proposta del collettivo pace accanto alle iniziative per il Brasile e al percorso proposto da David Hicks ‘world studies’.

Lavorando assieme nei comitati interassociativi, fianco a fianco con i ragazzi dell’Agesci, con sindacalisti, con operatori Arci, nacquero amicizie e si condivisero passioni e dolori che proseguono tutt’oggi.

Subito però pensammo che il nostro apporto specifico come MCE poteva essere quello di costruire uno strumento di narrazione e documentazione della situazione per i nostri bambini italiani che non hanno sofferto fame freddo perdita di familiari e di domicilio. Per consentire la comprensione empatica e nello stesso tempo la conoscenza delle cause e delle conseguenze.

Ci basammo sulla struttura degli schedari di etnologia allora proposti dal gruppo nazionale di antropologia culturale MCE a cui diversi di noi partecipavano. Lo schema antropologico si fonda sul concetto di cultura, della pluralità di culture in cui nessuna ha una funzione di supremazia e nessun gruppo umano è senza cultura.

Ci sembrava essenziale come punto di partenza per scalfire lo stereotipo corrente dell’arabo rozzo e attentatore.

Altrettanto necessario ci sembrava il riferimento antropologico alla struttura dei bisogni umani per capire come negandone o limitandone alcuni l’intera struttura di personalità ne possa essere colpita e offesa.

Così come la riflessione sul colonialismo e le sue conseguenze, e le origini delle diverse forme di oppressione di un popolo e di un paese ci sembrava necessario farle presenti (acculturazione, assimilazione, ibridazione,..): ma nel confronto con gli esponenti delle due organizzazioni ideatrici della campagna prevalse la prudenza, il non voler calcare troppo la mano sulle responsabilità israeliane, pensando a incidere sul senso di empatia, condivisione, solidarietà di bambini per altri bambini. Questi aspetti vennero quindi sottesi.

Nel fascicolo, pensato come un esempio di ‘biblioteca di lavoro’, confluirono narrazioni, resoconti di viaggio, descrizioni geografiche (discutemmo anche se nel presentare una situazione umana e territoriale così drammatica si potesse ricorrere alla tradizionale descrizione geografica inventariale: luoghi urbanizzati,luoghi  naturali,  fiumi, monti, deserto, centri abitati, quando ad esempio i villaggi erano spesso presi di mira dai coloni, gli ulivi bruciati, le case  fucilate, le tende spostate,…), foto delle visite di diversi di noi nei campi.

Lo intitolammo ‘Ragazzi di Palestina’.

Se ne sono prodotte due versioni, stesso titolo, stessi (quasi) autori. La seconda versione è molto più raffinata nell’impaginazione, nella copertina, in molte immagini. Ma come mai? Era esaurita la prima versione?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il libro era stato esaminato dalla comunità ebraica di Venezia che aveva vivamente protestato con i direttivi di ArciRagazzi e Agesci e minacciando di chiedere a Israele di bloccare la consegna dei fondi. L’accusa era di contribuire a fomentare antisemitismo e odio verso lo stato di Israele. Ci furono incontri e ci furono trattative a alla fine con alcune revisioni e una diversa casa editrice e impostazione tipografica uscì la seconda versione in cui la cura e l’introduzione vennero affidare ad Albino Bernardini.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In anni anche recenti  in qualche biblioteca qualcuno trova una copia dell’uno o dell’altro testo e al nazionale MCE perviene una lettera di diffida di un avvocato con invito ad eliminare ogni copia del testo.

E’ il caso oggi alla luce dei gravissimi delitti e del genocidio in atto a Gaza come delle aggressioni e distruzioni dei coloni in Cisgiordania di diffondere e implementare azioni di pace come è stato ed è Salaam.

Che ci ha fatto riscoprire, come dicono i Palestinesi, che studiare e conoscere è resistere.

 

 

 

Due libri, uno stesso titolo

Una produzione del comitato Salaam di Brescia

Per gli iscritti al corso è disponibile, sul canale YouTube di AMDZ,

il video delle lezioni di Patrizia Tasco

Intitolazione scuola primaria di Vazzola a Dino Zanella

L’Associazione Maestro Dino Zanella ha accolto con piacere la proposta del Collegio dei Docenti dell’Istituto di Mareno-Vazzola di intitolare a Dino Zanella la scuola primaria di Vazzola, sede della sua più che ventennale attività di Direttore Didattico. Pensiamo sia un apprezzabile riconoscimento al pedagogista e formatore di tanti insegnanti.

INTITOLAZIONE DELLA SCUOLA PRIMARIA DI VAZZOLA A DINO ZANELLA

Iniziative a Vazzola

Iniziative a Conegliano

per info: zanchedi@libero.it